La Spiritualità Celtica (1 parte)

06.12.2015 18:24

 

I “sacerdoti” preposti al culto religioso dei Celti erano i Druidi. In verità, i Druidi, non erano solo sacerdoti, ma erano storici, genealogisti, letterati, giudici, insegnanti, diplomatici, poeti, musicisti, medici, architetti, guerrieri e anche sacerdoti; è facile comprendere come fossero influenti e come dirigevano tutti i campi della società celtica. Da tutto ciò si potrebbe affermare che una società celtica senza Druidi sia inesistente e che i Druidi senza una società dove poter svolgere le proprie opere rimangano confinati tra fantasia e realtà. Eppure, la sopravvivenza di alcune forme culturali celtiche nel folklore europeo sembra smentire questo pensiero. Da un lato sia la società celtica che i Druidi sono scomparsi dalla scena storica, dall'altro si assiste ad un mantenimento di forme culturali appartenenti a quella società e religione che contrastarono l'avanzamento del Cristianesimo, che troppo spesso prese il sopravvento solo grazie a leggi severe e punizioni estreme.

I roghi e i terribili supplizi inflitti a uomini e donne nel periodo medievale, condannati perché sorpresi a celebrare gli antichi culti spesso legali alla fecondità della terra, alla guarigione tramite formule rituali o all'applicazione di erbe medicinali o alla predizione del futuro hanno tristemente segnato la storia europea e certamente non hanno fatto onore al messaggio di pace, amore, comprensione e fratellanza di cui la chiesa si riteneva depositaria e che voleva testimoniare.

La tradizione religiosa celtica ha però silenziosamente continuato a sopravvivere mascherandosi sotto le sembianze di figure e forme culturali accettate dalla nuova religione: gli dèi sono diventati santi, le dee trasformate nelle varie rappresentazioni della Vergine o nelle fate delle sorgenti, i Druidi e le Sacerdotesse dell'antico culto sono entrati a far parte del clero, le feste sono confluite nelle celebrazioni cristiane, i luoghi sacri trasformati in chiese o mete di pellegrinaggio. Assistiamo così alla metamorfosi che ha portato la spiritualità celtica a diventare la base su cui poggia la religione cristiana in Europa.

Le fonti dalle quali attingere per poter ricostruire i fondamenti di tale tradizione spirituale druidica sono varie ma vanno trattate con prudenza in quanto gli autori dell'epoca, nella maggior parte dei casi, erano condizionati dalla cultura a cui appartenevano e, sempre più spesso, erano manipolati da interessi politici e religiosi tesi a sminuirne l'importanza, falsando di proposito la realtà sociale, culturale e spirituale dei Celti.

Ad ogni modo, è necessario fare una sintesi delle informazioni pervenuteci dalle numerose fonti ed evidenziare alcune idee di base dei principi fondamentali del Druidismo:

 

1) affermazione di un unico Dio, a cui si accosta una gerarchia celeste che rappresenta le forze della Natura;

2) venerazione del Sole (l'occhio di Dio) come simbolo visibile del principio Unico e Increato, manifestato e rappresentato da tre raggi di luce (trinità creatrice) legati al nome di Dio: OIW;

3) accettazione della materia come elemento dinamico dell'evoluzione: spiritualità incarnata;

4) evoluzione spirituale attraverso più vie (cerchio d'Abred, la necessità); presenza della Legge di Causa ed Effetto nell'azione (Kroui celtico equivalente al Karma sanscrito); molteplicità dei mondi abitati e dei piani della Manifestazione;

5) rispetto della vita universale (rifiuto di uccidere senza necessità); apertura di spirito, manifestazione della tolleranza, dell'ospitalità, dell'altruismo, dell'amore fraterno, dello spirito di unità; sentimento acuto di indipendenza legata alla libertà, “punto di equilibrio di tutte le opposizioni”;

6) uguaglianza dei diritti fra uomo e donna; riconoscimento dell'equivalenza delle loro funzioni reciproche e complementari;

7) spiritualità razionale, assenza di dogmi rigidi: gli insegnamenti trasmessi oralmente sono destinati a essere compresi piuttosto che appresi, comprensione e spiegazione del mondo che ci circonda, nel quale e per il quale viviamo, ricollegandolo alle cause invisibili del piano spirituale; metodo pedagogico del dialogo;

8) gli scritti, destinati alla massa, esprimono il contenuto degli insegnamenti sotto forma di massime e di leggende.

 

La religione cristiana ha abituato i suoi fedeli a credere e ad imparare le “cose spirituali” come qualcosa al di fuori da loro, mentre per i Celti era l'esatto contrario; la divinità è dentro l'uomo e i vari regni della manifestazione, i diversi piani spirituali, non sono che stati di coscienza insiti nell'essere umano e sperimentabili da qualsiasi individuo che percorra un determinato sentiero, una via, che metta in pratica dei metodi di approccio alla propria interiorità in grado di fargli percepire l'infinita gamma di possibilità dentro di sé.

Il “viaggio” verso la divinità e verso i mondi spirituali si traduce in un procedere all'interno di se stessi alla scoperta e alla sperimentazione dei diversi stati di coscienza, modificabili a piacere.

Una costante da tenere sempre presente è che ogni regno ed ogni entità, ogni piano spirituale, ogni dio o dea, sono presenti nell'animo di ciascun essere umano e quello che si crede esistere fuori di noi è solo un'illusione, un semplice riflesso di ciò che si porta dentro sullo “specchio della creazione”.

É molto importante considerare che i Celti non erano, come si è erroneamente creduto, politeisti, non credevano cioè esclusivamente in molti dei, ma piuttosto sapevano dell'esistenza di un'infinita gerarchia spirituale, molteplice manifestazione di un'unica Realtà Divina.

L'Uno si manifestava nei Molti ed è solo riconoscendo la divinità dei Molti, insita in essi, che si poteva ritornare all'Uno.

I Druidi insegnavano l'esistenza di un Essere assoluto, conosciuto con il nome di O.I.W (il cui suono Oyun contiene i suoi tre attributi di emanazione: Amore, Conoscenza, Verità/Forza), che governava tutta la creazione e ogni cosa creata, ogni essere vivente, e che tutto proveniva da esso, esisteva in esso ed un giorno sarebbe ritornato in lui.

Questo Dio era tutto ciò che esisteva e anche tutto ciò che avrebbe potuto esistere, ma non era stato creato; esso comprendeva tutte le realtà e tutte le possibilità; il finito e l'infinito. Lo stesso concetto viene ripreso dal taoismo con il concetto del Tao o del “tutto”.

L'OIW assoluto e infinito era Colui che aveva emanato le leggi Universali e, pur avendo instillato se stesso in quelle leggi ed essendone parte attiva, ne era al di sopra e non soggetto ad esse. Per questo motivo l'OIW era inconoscibile dall'uomo, poiché l'essere umano doveva seguire la leggi della Vita che lo guidavano lungo i sentieri della manifestazione (che si trovano nel campo del finito), mentre l'OIW “abitava” l'immanifesto, l'Infinito, pur avendo esistenza anche nell'altro campo.

L'OIW assoluto, perciò, non era conoscibile ne raggiungibile dall'uomo, che però poteva avvicinarglisi attraverso le sue manifestazioni.

L'OIW, il Dio Unico, Immutabile ed Infinito, si manifesta nell'universo attraverso l'espressione dei suoi tre attributi: Amore, Conoscenza e Potenza.

Dall'unione di questi si manifesta la Giustizia, impossibilitata ad esprimersi se anche uno solo degli attributi viene a mancare.