La Spiritualità Celtica (2 parte)
L'impossibilità di conoscere direttamente l'OIW da parte dell'essere umano era anche dovuta al fatto che il Dio Supremo, non essendo vincolato nella materia, non poteva essere conosciuto dalla materia ed, essendo Perfetto e Infinito, non poteva né essere concepito né conosciuto da esseri imperfetti e finiti come sono gli umani e le loro facoltà mentali di conoscenza. Le uniche vie che permettevano di avvicinarlo erano la Ragione (seguendo il sentiero della Conoscenza) e la Fede mistica (seguendo il sentiero di Amore).
Per mezzo della Ragione l'uomo poteva percepire l'OIW attraverso le sue creature, indagando gli scopi e i motivi che ne giustificavano l'esistenza (percorso della Scienza). Per mezzo della Fede invece si lasciava all'OIW la possibilità di rivelarsi come, dove e quando volesse entrare in contatto con gli esseri umani (percorso della Religione). Il segreto stava appunto dell'abbandonarsi con un atto d'amore alla sua volontà di manifestazione che in seguito fu identificata con il misticismo.
Il piano dove si manifestava l'OIW, la sua “dimora”, era detto il Cerchio del Ceugant (Ceu “vuoto” e cant “cerchio”), che corrispondeva a un piano irraggiungibile dall'uomo, una sorta di Nirvana della tradizione buddista, indipendente da tutto ciò che esisteva, non essendo effetto di nessuna causa, né sottoposto ad alcuna legge, né raggiungibile da nessuna ipotesi.
Il Ceugant era il Cerchio in cui esisteva l'OIW assoluto, inconoscibile dall'uomo perché svincolato da qualsiasi legge, congettura e comprensione. Il Ceugant era per antonomasia Aldilà di qualunque cosa concepibile dalla mente umana e per questo, appunto inconoscibile.
Tutto è OIW ed esso è tutto ciò che esiste, perché nulla potrebbe esistere al di fuori di Esso. É a questo punto che si presenta il problema del Male come forza contrapposta al Bene Assoluto rappresentato dall'OIW. Come insegnano le Triadi Bardiche, niente esiste al di fuori dell'OIW ed esso contiene tutto, sia in potenza che in atto. L'OIW è Bene Assoluto sotto forma di Potenza Assoluta, Amore Assoluto, Conoscenza Assoluta e la Creazione iniziò con l'emanazione di Se Stesso per esprimere l'Amore Infinito e ciò fu possibile grazie alla sua Saggezza Infinita manifestata tramite la sua Potenza Infinita. L'OIW ritirò perciò parte della Sua perfezione da Se Stesso e il risultato fu quello che noi conosciamo come Creazione.
Questo ritirare parti della Sua essenza dalle cose si manifestò come la creazione del mondo, l'altro da Se, e immediatamente il Male comparve come Bene imperfetto, come Bene a cui mancava una parte di sé per tornare a essere completo e quindi OIW. Il Male era tuttavia una semplice manifestazione temporanea e finita che nulla poteva contro il Bene Infinito dell'OIW a cui un giorno tutto sarebbe ritornato.
Se da una parte l'OIW è l'Assoluto, dall'altra esiste un qualcosa che rappresenta il suo opposto: se l'OIW è Coscienza Totale, il Modurans Awdd (ciò che è muto) è Totale Incoscienza di Se ed è in questo modo che i Celti chiamavano il Mondo, inteso come Universo Manifesto.
Il Modurans Awdd è la Creazione, ciò che esiste, ovvero l'OIW in manifestazione.
La contrapposizione tra l'OIW e il Modurans Awdd è evidente nel fatto che il primo non è sottoposto ad alcuna legge, mentre il secondo è sottomesso a due leggi fondamentali e contrarie: Mad (il Bene relativo) e Droug (il Male relativo, inteso come mancanza di Bene), forze queste destinate a produrre l'equilibrio necessario ad assicurare il “gioco” della Vita.
L'OIW compiva quindi un lungo ciclo nel quale, sotto varie forme, si manifestavano i suoi attributi: Karantez, l'Amore, che aveva dato vita all Creazione; Nerz, la Forza, che si riconoscerà anche come Men, il principio attivo e creatore che assicura la realizzazione dell'intento di amare e che porterà alla manifestazione finale del terzo attributo, Skiant, la Saggezza.
I Celti naturalmente personificarono questi tre aspetti e diedero alla Saggezza l'aspetto simbolico di un vecchio (Io) grave e dolce che istruiva e moderava gli ardori dei giovani guerrieri; alla Forza le sembianze di un giovane uomo (Hu), simbolo dell'attività, fecondo e possente come un guerriero; all'Amore unirono le fattezze di una donna (Karidwen) nei suoi diversi aspetti amorosi: sorella, vergine, madre e sposa. Su questa trinità i Celti svilupparono poi un pantheon praticamente infinito, con una moltitudine di Dei, Dee e forme, che oggi chiameremo Angeliche, designate con centinaia, se non migliaia, di nomi. Tuttavia essi credevano in un solo Dio che però si manifestava in diverse forme e i Druidi erano coloro i quali conoscevano la vera natura dei Dei, come testimoniarono gli autori greci e latini.
Karidwen, manifestazione dell'OIW come Amore-Creatività-Produttività, viene riconosciuta come madre di tutti gli esseri, generatrice di tutte le creature, ed è a lei che questi esseri dovranno restituire le forme avute.
Il suo nome significa “porta di Dio” o “la porta verso Dio” e Karidwen è effettivamente una “porta” che immette alla presenza di Dio, essendo creatrice di tutte le forme e di tutti gli esseri. I Celti avevano associato al mondo terreno un oggetto inerte: il calderone o l'anfora che Karidwen teneva tra le braccia.
Un altro simbolo associato all'OIW era il Sole, simbolo visibile nella materia rappresentato dai tre raggi di luce (la trinità Nerz-Skiant-Karantez).
Ogni manifestazione dell'OIW nella materia compartecipa e sottostà alle leggi che regolano l'equilibrio del gioco delle forze (lotta tra Bene e Male relativi) e quindi anche il Sole possiede un duplice aspetto: da un lato fa prosperare le piante alle quali invia la sua luce, ma il suo calore intenso può uccidere tutto ciò che investe. Allo stesso modo irraggiando la sua luce permette l'esistenza dell'ombra che impedisce il prosperare delle piante, ma nel contempo quella stessa ombra favorisce la crescita di altre forme vitali (vegetali e animali). É curioso notare che nella lingua celtica, il nome del Sole è di genere femminile, ma vi sono molte divinità maschili associate ad esso. L' elemento femminile, senza il quale il Sole ucciderebbe e brucerebbe ogni cosa con il suo calore, che compartecipa al processo vitale è l'acqua. Senza di essa sarebbe impossibile la fertilità della terra; la pioggia e l'umidità unite al calore del sole svolgono un'azione congiunta ed armoniosa del maschile e del femminile, richiamando l'idea dell'unione dell'uomo e della donna nella creazione della vita.
I Celti, attraverso diverse feste dedicate all'astro incandescente e anche attraverso il racconto delle saghe degli eroi solari, volevano dimostrare il loro riconoscimento al Dio Unico, a colui che dava e assicurava la vita. I simboli della spirale e del triskell (unione di tre spirali) sono stati più volte interpretati come rappresentazioni del sole e del suo moto nel cielo durante le stagioni, ma venivano utilizzati soprattutto per spiegare l'evoluzione dell'Universo, i suoi cicli di espansione e condensazione, il ritmo del Grande respiro di Brahma come insegnano i Veda indiani.
Nel pensiero celtico non esisteva l'idea del peccato che fu introdotta solo in seguito dalla morale giudaico-cristiana; i Celti conoscevano i geasa, i limiti o tabù rituali che andavano rispettati e la cui trasgressione aveva l'effetto di far deviare dall'evoluzione e ritardarla, ma questo modo di agire non era “male” come noi oggi lo concepiamo, non in senso morale almeno.
Ogni trasgressione, ogni debolezza, ogni errore rappresentavano altrettanti ritardi nello slancio evolutivo universale e ciò supponeva una nozione di responsabilità per le proprie azioni, responsabilità verso se stessi e di conseguenza nei confronti del proprio gruppo-tribù e dell'universo. Non esisteva un castigo o una ricompensa da scontare o ricevere nell'altro mondo per le azioni compiute, ma ognuno ne diveniva responsabile e ne affrontava personalmente le conseguenze.
Presso i Celti la materia era tenuta in debita considerazione e mai trascurata.
I Druidi non insegnavano a disprezzare il proprio corpo come, invece, fecero alcuni pensatori cristiani, responsabili della dissolutezza dei costumi morali e sessuali che si vide fra i cristiani nel IV secolo d.C. (attuale anche ai giorni nostri a causa di una errata presa di posizione verso il concetto di Peccato Originale). L'unico peccato che si poteva commettere secondo i Druidi era non ascoltare ciò che l'individuo era davvero e limitare la libertà personale.