La sacra Trimurti: Brahma, Vishnu e Shiva

06.03.2014 15:14

BRAHMA

“Una vecchia leggenda indù racconta che vi fu un tempo in cui tutti gli uomini erano Dei. Essi però abusarono talmente della loro divinità, che Brahma - signore degli dei - decise di privarli del potere divino e di nasconderlo in un posto dove fosse impossibile trovarlo. Il grande problema fu quello di trovare un nascondiglio. Quando gli dei minori furono riuniti a consiglio per risolvere questo dilemma, essi proposero la cosa seguente: "seppelliamo la divinità dell'uomo nella Terra". Brahma tuttavia rispose: "No, non basta. Perché l'uomo scaverà e la ritroverà". Gli dei, allora, replicarono: "In tal caso, gettiamo la divinità nel più profondo degli Oceani". E di nuovo Brahma rispose: "No, perché prima o poi l'uomo esplorerà le cavità di tutti gli Oceani, e sicuramente un giorno la ritroverà e la riporterà in superficie". Gli dei minori conclusero allora: "Non sappiamo dove nasconderla, perché non sembra esistere - sulla terra o in mare – luogo alcuno che l'uomo non possa una volta raggiungere". E fu così che Brahma disse: "Ecco ciò che faremo della divinità dell'uomo: la nasconderemo nel suo io più profondo e segreto, perché è il solo posto dove non gli verrà mai in mente di cercarla".

A partire da quel tempo, conclude la leggenda, l'uomo ha compiuto il periplo della terra, ha esplorato, scalato montagne, scavato la terra e si è immerso nei mari alla ricerca di qualcosa che si trova dentro di lui.”

Brahma è il primo essere a venire creato all'inizio di ogni ciclo cosmico (o kalpa), è la prima manifestazione del Brahman e per questo viene considerato l'architetto dell'universo, il padre di tutti gli esseri.

 

VISHNU

L'"onnipervadente", una delle tre grandi divinità dell'induismo insieme a Shiva e Brahma. Divinità degli spazi, Vishnu è diventato il centro dell'attenzione di molte sette di devoti (vaishnava) dalle molteplici credenze e pratiche.

Inizialmente Vishnu era una divinità minore (nei Veda è fratello di Indra). Nei Purana Vishnu assume maggiore importanza: fedele al suo ruolo di conservatore, si dice intervenga nel mondo quando l'ordine universale è minacciato per ristabilire il dharma (l'ordine delle cose) e salvare i propri devoti manifestandosi nelle sue incarnazioni o "discese" (avatara) che secondo la tradizione possono essere quattro, sei, dieci, ventidue o teoricamente infinite. Si pensa attualmente che esse siano dieci: Matsya (pesce), Kurma (tartaruga), Varaha (cinghiale), Narasimha (uomo-leone), Vamana (nano), Parashurama (Rama con l'ascia), Rama, Krishna, Buddha e Kalki (l'incarnazione ventura). La presenza del Buddha in questo elenco mostra come il concetto degli avatara sia stato usato per sincretizzare il culto di Vishnu con altri culti; inoltre le infinite possibilità di manifestazione di Vishnu garantiscono che il dio continuerà a trasformarsi assimilandosi e integrandosi con le divinità locali. Oltre alle loro specifiche discese, tutti gli avatara sono contemporaneamente presenti, e restano così disponibili ai fedeli; per questo tutti i templi vaishnava sono dedicati a specifiche forme del dio.

 

Le incarnazioni di gran lunga più note e più venerate sono Rama e Krishna. La seconda, in particolare, è diventata il centro di vari movimenti di bhakti, o di "devozione", che rappresentano Vishnu come dio che ama e che deve essere amato. La prima, come garante dell'ordine sociale e delle istituzioni di famiglia e casta, incarna la funzione regale del dio.

 

Le raffigurazioni abituali rappresentano Vishnu seduto, con un'alta corona, e nelle quattro mani una conchiglia, un loto, un disco e un bastone; dalla mitologia vishnuita derivano rappresentazioni popolari di Vishnu addormentato sulle spire del grande serpente Shesha negli intervalli tra i cicli di creazione. Soggetto comune delle rappresentazioni del dio sono anche i suoi avatara. Sua sposa principale è Lakshmi (Shri), la benaugurale dea della fortuna, benché venga spesso rappresentato anche con la seconda moglie, Bhudevi, la dea della Terra. La cavalcatura o veicolo è l'uccello semiumano Garuda.

 

SHIVA

Shiva fra le deità del pantheon indiano è una delle più importanti, più antiche e più complesse. In realtà la figura di Shiva è così importante in tutti i culti che riveste in ognuno di essi un'importanza non secondaria, portando quindi le diverse connotazioni in una analisi generale. Egli è insieme il distruttore e il restauratore, il primo degli asceti e il simbolo della sfrenata sensualità che turba le mogli degli asceti della foresta, è un benevolo pastore di anime e un pericoloso tentatore, è l'infanticida che uccide il figlio che la moglie Parvati ha creato dagli umori del proprio corpo, affinché ci sia qualcuno che tenga lontani i disturbatori, ma è anche quello che lo risuscita, una volta compreso l'errore, donandogli al testa di elefante e così la sapienza. Alcuni studiosi hanno visto nella sua figura la tipica tendenza nell'Induismo di racchiudere in un'unica figura ambigua delle qualità complementari. In realtà come abbiamo spiegato nella presentazione del Pantheon indiano, essendo mancato nella storia indù un potere insieme religioso e temporale che sterminasse gli avversari, nessuno ha mai stabilito quale fosse il canone del Divino e delle sue forme. Per trattare questa figura, la cosa migliore è trattarne gli aspetti principali uno per uno.

Shiva rappresenta nei vari culti vari aspetti del Divino attraverso molteplici forme: lo vediamo in un pacifico ambito familiare con la consorte Parvati e il figlio Skanda; come danzatore cosmico (Nataraja); come asceta nudo e solitario, come mendicante; come yogi; come unione androgina con la sua consorte in un unico corpo, mezzo femminile e mezzo maschile (Ardhanarishvara). Viene spesso identificato con la Divinità vedica Ruda: il Terribile. Egli è anche Hara ("Colui che ottiene"), cioè il tempo, o Bharava: "lo Spavento" dai sessantaquattro aspetti.

Gli epiteti più diffusi per indicarlo sono: Shambhu ("Benigno"), Shankara ("Benefico"), Pashupati ("Signore degli Animali"), Mahesha ("Grande Signore"), e Mahadeva ("Signore Supremo").

Om-Namah-Shivaya è un mantra indiano, è una supplica alla divinità Shiva che rappresenta il terzo aspetto, la distruzione. Invochiamo questo mantra per porre fine al nostro egoismo e al nostro senso di separazione; è importante perché indica anche una caratteristica del Signore che, pur amandoci, alle volte ci fa soffrire. Questa sofferenza non deve essere vista come una punizione, ma come un campanello d’allarme per indicare che non stiamo percorrendo il giusto cammino.