La dea Brigit

30.01.2022 16:27

E’ una delle dee celtiche più importanti che in seguito verrà integrata nella tradizione cristiano-irlandese conservando le sue caratteristiche pagane. La si conosce anche come Brigantia, Bride, Brigandu e Bricta, e per quanto riguarda la Gallia, di essa si trova l’epiteto di Belisama (la “molto brillante”), che ricerche successive hanno designato come nome effettivo. Il suo appellativo (Brigit “eccelsa”, “altezza”) proviene da un radicale celtico che pone in evidenza la sua supremazia. Cesare, descrivendo gli dei più importanti di Gallia, probabilmente si riferisce alla dea Brigit quando utilizza il nome latino di Minerva. Le sue caratteristiche solari e luminose sono un’eredità paterna, come descritto nel racconto del Cath Maige Tuired che vede la dea figlia del Dagda, un dio solare dei Tuatha De Danann. Tuttavia non è solo tale discendenza che associa la dea Brigit a un simbolismo e ad attributi solari, perché sia nella lingua celtica che in quella germanica il nome del sole è di genere femminile. L’essere figlia di Dagda la rende l’equivalente della dea Dana, la madre di tutti gli dèi d’Irlanda (Tuatha De Danann), e infatti viene più volte indicata come Grande Madre o Madre di tutti gli dèi. In Irlanda, quindi, la dea raggiunge un rispetto notevole e a lei vengono riferiti tutti i nomi delle precedenti figure divine femminili. Assume così gli appellativi e le caratteristiche di Boand, di Etain, di Eithne e di Tailtiu (la Terra); di Eriu, Banba e Fotla (i tre nomi dell’Irlanda celtica) e di Airmed, la figlia di Diancecht, dio della medicina. Una leggenda dice che il volto della dea Brigit era per metà splendido e per metà orribile, in grado sia di suscitare che di guarire le malattie. Dalla sua unione con Tuireann ebbe tre figli Brìan, Iuchar e Iucharba (che la tradizione irlandese definisce i Tre Dèì di Dana). Brigit è quindi la Dea per eccellenza e i Celti si riferivano a lei come Madre, Sposa e Sorella di tutti (degli dèi e degli uomini). Nella tradizione irlandese la sua triplice manifestazione simboleggia le diverse funzioni sociali indoeuropee. Si presenta come Brigit bè legis, dei dei guaritori; come Brigit bè goibnechta, dei dei fabbri (e degli artigiani in generale); come Brigit bè filid, dea della fertilità e della poesia. In essa si esprimono quindi le tre funzioni indoeuropee che si ritrovano ben evidenziate nella cultura celtica: la funzione sacerdotale (espletata come ispiratrice della poesia e guaritrice); la funzione guerriera (come protettrice del re e dei combattenti); la funzione produttiva (come dea delle tecniche e dei mestieri). In una delle sue funzioni Brigit è patrona dei “Tre Dèi delle Arti”, Goibniu, Crèdne e Luchta (il fabbro, il fonditore, il carpentiere o l’artigiano del ferro, dei metalli preziosi e del legno). La Brigit celtica è dea del fuoco, del sole, della luna, della figliazione degli animali, dell’arte dei fabbri, della fertilità e della nascita (e quindi dell’ostetricia e delle levatrici), della famiglia, del focolare (patrona delle abilità domestiche), della filatura e della tessitura, della musica e della poesia, della guerra, della medicina, della divinazione. Veniva invocata dalle donne sia per richiedere una gravidanza, cantando delle invocazioni sulle acque di una sorgente sacra o gettandovi delle offerte, sia durante il parto per facilitarlo e portarlo a buon fine. Era inoltre protettrice di particolari eroi che avevano il compito di compiere imprese magiche o che avevano a che fare con i Mondi Spirituali. E infatti il suo rapporto con il fuoco non va inteso nel solo aspetto di elemento fisico, ma nella sua completezza che comprende anche la forza interiore, e quindi oltre al fuoco della fucina quello dell’ispirazione, quello del focolare famigliare, quello della poesia. È quindi protettrice dell’arte medica, dell’agricoltura e della profezia, patrimonio riservato più alle donne che agli uomini. La festa a lei dedicata, e a cui sovrintendeva, era quella di Imbolc, il 1° febbraio, un rito di purificazione collettiva che annunciava l’approssimarsi della bella stagione. Questo momento dell’anno era chiamato Festa della Luce e segnava un periodo importante per l’iniziazione dei guerrieri, dei poeti e delle donne in generale, come invocazione alle forze naturali del rinnovamento e della vita. La tradizione irlandese riporta che Brigit donò all’umanità l’arte del fischio, inventato una sera per chiamare i propri amici, e che fu la prima a intonare il lamento funebre, perché fu la prima persona a piangere in Irlanda per la morte di suo figlio Ruadan, ucciso da Goibniu per aver cercato di rubargli il segreto della fabbricazione delle armi. Il suo simbolo era il cigno bianco ed era nota come Sposa dalla chioma d’oro, Sposa delle bianche colline, Madre del Re della gloria. Molte fonti, sorgenti e pozzi sacri (ricchi di acque curative) erano a lei dedicati e anche durante il cristianesimo svolse il ruolo di “Signora della Salute”.

 

Fonte "Il vischio e la Quercia"