Il mito di Medea

06.04.2015 20:29

Il mito di Medea

Passa nel cielo notturno la schiera di quelle che furono tanto sapienti di piante risanatrici, da poter aver cura della vita, e tanto temute perché esperte di quelle erbe che possono dare la morte. É la schiera delle guaritrici, questa, la cui antica conoscenza dei farmaci offerti dalla Natura, e di quelli che possono essere mortali, venne stravolta dagli inquisitori in sapienza suggerita da Satana.

Precedendo le guaritrici e le veggenti accusate di stregoneria dalla Cristianità, precedendo le sacerdotesse galliche, celtiche, germaniche, che tanto stupore suscitarono negli storici romani con le loro arti divinatorie e terapeutiche, nel cielo della medicina e della magia avanza per prima Medea. É lei, Medea, l'arcaica maga, la primordiale sapiente delle qualità spirituali della vegetazione, delle virtù delle erbe e degli astri, la sacerdotessa antica dai poteri soprannaturali, la chiaroveggente.

Se la maga di Endor venne trasformata dai teologi della Cristianità in ossessa di Satana, dal mito greco – patriarcale – la guaritrice Medea venne trasformata in incantatrice, in femmina che rovina gli uomini facendoli innamorare, lussuriosa, sessualmente insaziabile, gelosa, ambiziosa e avida di potere. Lei che fu sacerdotessa della Grande Dea, lei che fu benevola e protettrice della salute, venne descritta come tenebrosa sacerdotessa di Diana cacciatrice che con i suoi dardi uccide, venne associata a Ecate, dea della morte e dei venefici, dea delle terrorizzanti notti senza luna, notti di incubi e di omicidi.

Nel suo dramma Medea, Seneca le attribuì come maestro Prometeo, dal cui sangue fiorì l'aconito, pianta dal potente veleno. Il mito la raffigurò accompagnata dai serpenti, nell'intento di esaltare l'orrore che doveva ispirare la sua figura di donna assassina, e cancellò il significato originario del serpente, animale sacro alla Grande Dea quale simbolo della rigenerazione, simbolo del ciclo vita-morte-vita, dell'unitario ciclo cosmico raffigurato nella circolarità delle sue spire. Il serpente era originariamente associato a Medea nel segno della salute del corpo e dell'anima, non in quello dell'orrore.

Medea, il cui calderone rappresentava i principi di trasformazione e di rigenerazione, nel mito greco diviene maga di sortilegi capaci di suscitare dissidi, rivalità, odio, sangue, omicidio. Donna di morte. Arcaica dea che nei suoi sette figli raffigurava il succedersi dei giorni della settimana, venne trasformata in assassina dei suoi figli per vendetta amorosa.

Medea rappresenta il matriarcato che tramonta soggiogato dal potere del patriarcato. Nel destino di Medea, ogni donna accusata di stregoneria perché esperta di erbe curative, vide riflesso il proprio destino, che da guaritrice la trasformò in strega.

Fu signora delle streghe di Tessaglia, regione della Grecia settentrionale, terra di incantatrici e guaritrici e maghe. Regione che venne chiamata “terra delle prime streghe”, patria della stregoneria e della magia, ricca di funghi dalle virtù allucinogene, usati dalle maghe di Tessaglia come farmaci di vita e di morte, come sostanze compagne di sogni profetici e di visioni. Le maghe di Tessaglia sapevano catturare le forze spirituali della luna e indirizzarle nelle piante sotto forma di rugiada, dalle potenti virtù curative.

Ricche del magico influsso lunare, le streghe di Tessaglia furono abilissime preparatrici di filtri amorosi e di afrodisiaci, capaci di scatenare la gioia di vivere e la passione, e di aumentare il piacere.

Di esse il mito greco ispirato dal patriarcato narrò che con i loro sortilegi rendevano impotenti i maschi, narrò che con voracità frenetica si cibavano di carne umana, che sottraevano cadaveri dai cimiteri, che utilizzavano escrementi invece di erbe per creare le loro pozioni, che uccidevano bambini, e tante altre atrocità.

Medea, che era stata maestra di vita, si vide trasformata in istigatrice di riti omicidi.

 

Nel giardino di Medea crescevano piante inquietanti perché dalle duplici caratteristiche: potevano far guarire se abilmente dosate e altrettanto abilmente dosate potevano uccidere. Specchio di Medea, le sue figlie e allieve dei secoli successivi assunsero un potere che faceva paura: usando certe piante solo da esse perfettamente conosciute, sapevano renderti la salute oppure spedirti sottoterra. Incontrollabile dalle gerarchie del potere laico, come da quello religioso, la medicina delle guaritrici apparteneva solo ad esse, solo loro conoscevano a fondo le qualità di vita o mortali di piante, erbe, tuberi e funghi. Fu questo potere a renderle pericolose, nemiche della comunità. Destinate ai roghi.