GANESHA

06.03.2014 15:19

GANESHA

 

In termini generali, Ganesha è una divinità molto amata ed invocata, poiché è il Signore del buon auspicio che dona prosperità e fortuna, il Distruttore degli ostacoli di ordine materiale o spirituale; per questa ragione se ne invoca la grazia prima di iniziare una qualunque attività, come ad esempio un viaggio, un esame, un colloquio di lavoro, un affare, una cerimonia, o un qualsiasi evento importante.

I testi sacri propongono diverse versioni a proposito della nascita di Ganesh  ma la più popolare è quella che vede la dea Parvati creare Ganesh inizialmente come guardiano della sua intimità.

Esasperata dal rifiuto del marito, il dio Shiva, di rispettare le sue stanze private anche quando la dea si concedeva un bagno, Parvati decise di sistemare le cose una volta per tutte. Prima di recarsi al bagno la dea rimosse dal suo corpo la pasta di sandalo con cui si era  cosparsa e con la stessa modellò la figura di un ragazzo. Infuse vita alla statua alla quale comunicò di essere sua madre e che il suo compito consisteva nel sorvegliare l'entrata mentre lei faceva il bagno. Presto Shiva, Signore della distruzione, si presentò all'entrata, ma il ragazzo lo bloccò impedendogli di raggiungere la moglie. Shiva, non conoscendo il ragazzo, divenne furioso e lottò fino a decapitarlo. Parvati alla vista del figlio morto divenne furente e minacciò di distruggere i cieli e la terra nel suo dolore. Shiva riuscì a calmarla ed ordinò alle sue moltitudini celesti, ganas, di portargli il capo del primo essere vivente che avessero incontrato. E capitò per primo un elefante; la testa decapitata del pachiderma fu posta sul corpo del ragazzo e la vita si risvegliò in lui. Gli fu allora imposto da Shiva il nome  Ganapathi, o capo delle schiere celesti, concedendogli che chiunque lo adorasse prima di iniziare qualsiasi attività venisse favorito.

L'ortodossia iconografica impone di rappresentare il dio con 4 mani ma si giunge fino a 14, ed ogni mano sorregge un diverso simbolo. Le quattro braccia di Ganesha rappresentano i quattro attributi interiori del corpo sottile, ovvero: mente, intelletto, ego, coscienza condizionata; gli stessi attributi fisici di Ganesh sono ricchi di simbolismo: una mano nella mudra, posizione, detta Abhaya che indica protezione e rifugio e l'altra regge un dolce, modaka, simbolo della dolcezza della realizzazione dell' io profondo.  

Nelle mani posteriori generalmente regge un ankusha, un pungolo da elefante, o un'ascia, e nell'altra un pasha, un nodo scorsoio; questo indica che l'attaccamento al mondo ed ai desideri è una trappola, mentre altre interpretazioni lo leggono come simbolo della forza che lega il devoto all’eterna beatitudine del Sé; il pungolo è utilizzato per spronare l'umanità verso il cammino della giustizia e della verità e l'ascia è simbolo della recisione di tutti i desideri, apportatori di sofferenza. Il suo ventre indica la generosità della natura e la facoltà del dio di inghiottire i dolori dell'universo e di proteggere così il mondo. Il ventre obeso è tale poiché contiene infiniti universi, rappresenta inoltre l'equanimità, la capacità di assimilare qualsiasi esperienza con sereno distacco, senza scomporsi minimamente.

La caratteristica di maggior impatto è la testa d'elefante, simbolo beneaugurante di forza e di coraggio intellettuale. Tutte le qualità dell'elefante sono racchiuse nell'immagine di Ganapati. L'elefante è l'animale più grande e forte della foresta. Tuttavia è un animale delicato e vegetariano e dunque non uccide per mangiare. Ganesh, pur essendo un dio potente, è un dio mosso da amore e perdono che si commuove a causa della devozione dei fedeli; ma allo stesso tempo l'elefante può distruggere l'intera foresta se provocato e Ganesha rispecchia queste caratteristiche.

La grande testa d'elefante simbolizza la saggezza del pachiderma, le sue grandi orecchie separano il bene dal male; sentono tutto ma ascoltano solo ciò che è buono; ascoltano con attenzione le richieste degli umili come dei potenti. La proboscide è simbolo del suo discernimento, viveka,  una caratteristica altamente necessaria per il progresso spirituale. L'elefante usa la sua proboscide per abbattere un albero, trasportare massi al fiume ad altri gravosi incarichi,  ma  la stessa grande proboscide è utilizzata per strappare un ciuffetto d'erba, per rompere una noce di cocco e per mangiarne la tenera polpa. I compiti più grandi e i più piccoli sono alla portata della sua proboscide, che simbolizza l'intelletto di Ganesh e la sua capacità di scelta.

Un altro aspetto interessante dell'iconografia di Ganesh è la zanna spezzata, indica principalmente la capacità di superare o "spezzare" la dualità; tuttavia, questo è un simbolo che può assumere vari significati.

La morale vuol essere che non vi è sacrificio troppo grande di fronte al conseguimento della sapienza.

Il topolino,  Mushika o Akhu, sul quale si sposta Ganesh è una figura enigmatica; sembra strano in principio che al Signore della Saggezza sia stato assegnato un mezzo di trasporto umile ed incapace di sollevarne l'immane peso e, notoriamente, un essere che crea sgomento nei pachidermi; ma ciò vuol indicare che il saggio non trova nulla nel mondo sproporzionato o brutto. Il topo è comparabile all'intelletto; è capace di infilarsi inosservato, cosciente o meno, dove non avremmo mai pensato fosse possibile, e lo fa spesso senza domandarsi se troverà virtù o vizio. 

Il topo rappresenta la nostra indomita mente peregrina, allettata anche da terreni corrotti o indesiderabili. Mostrando il topo che si umilia davanti al signore Ganesh, si indica che l'intelletto è stato domato dalla sua capacità di discernimento. Spesso accanto al topo vi è un piatto di cibo: rappresenta la mente che è stata completamente assoggettata alla facoltà superiore dell'intelletto, la mente sottoposta ad un ferreo controllo, che fissa Ganesha e non si accosta al cibo se non ne riceve il permesso.